Frammenti di Rock


  • Nulla è perché sia (29/04/2003).

  • Nutro il massimo rispetto per le cose che funzionano (2011).

  • La Fisica non è democratica (2007).

  • La vita è come un bordello: quella che ti piace è sempre occupata (estate 2008).

  • Conoscere attraverso le cause, agire per gli effetti (24/10/2011).

  • I can control my breath, but I cannot control my heart. (20/01/2012)

  • Ogni momento è unico. (15/03/2012)

  • Only fool men and wise men are happy. Is it the same? (19/07/2012)

  • Have fun every day! (07/04/2013)

venerdì 30 settembre 2011

I nomi della felicità

Il comportamento delle persone è dettato, in ultima analisi, dalla ricerca di una qualche forma di piacere (essere amati, desideri sensuali, fama, denaro, potere, etc.) e dal tentativo di evitare dispiaceri (dolore, malattia, vecchiaia, etc.).
Tuttavia le esperienze e le inclinazioni di ciascuno sono differenti e non esiste un'unica priorità, né un'unica via che venga perseguita nella ricerca personale della felicità.
Per questo motivo nascono differenti fazioni: se dia maggior felicità l'essere superiori agli altri (fisicamente, economicamente, per fama, etc.) oppure cercare la felicità assieme agli altri. In questo modo "nascono i nomi".
Nascono correnti religiose, nascono "destra" e "sinistra", nascono pensieri filosofici.
Le differenti opinioni sul metodo generano, in ultima analisi, profondi disaccordi, che possono sfociare nell'integralismo (ad esempio religioso e politico), facendo dimenticare il motivo per cui un metodo era stato inizialmente proposto.
Per questo credo che non sia importante tanto il metodo, quanto piuttosto il risultato.
Personalmente, vedo che la superiorità, l'arroganza, il disprezzo, non portano né pace, né felicità, non solo ai supposti "inferiori" e "vinti", ma neppure ai "superiori" e "vincenti". Se una persona potente ed importante è circondata da persone tristi, invidiose, infelici, insoddisfatte, non sarà egli sempre solo? I piaceri che ottiene con la sua posizione privilegiata, non saranno soltanto una parvenza di felicità, che scompare in un battito di ciglio lasciando solamente ulteriore desiderio?
Chi ha potere, teme di perderlo; chi desidera ottenerlo, proietta se stesso in un ipotetico futuro, senza riuscire a godere del potere parziale che magari ha raggiunto. E' questa la felicità?
La vera felicità è senza nomi.

(Ispirato liberamente ai discorsi di Buddha e di Laozi)

sabato 24 settembre 2011

Ciò che di me sapeste (E. Montale)

Ci che di me sapeste
non fu che la scialbatura,
la tonaca che riveste
la nostra umana ventura.

Ed era forse oltre il telo
l'azzurro tranquillo;
vietava il limpido cielo
solo un sigillo.

O vero c'era il falòtico
mutarsi della mia vita,
lo schiudersi d'un'ignita
zolla che mai vedrò.

Restò così questa scorza
la vera mia sostanza;
il fuoco che non si smorza
per me si chiamò: l'ignoranza.

Se un'ombra scorgete, non è
un'ombra - ma quella io sono.
Potessi spiccarla da me,
offrirvela in dono.

Spesso il male di vivere ho incontrato (E. Montale)

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiuse la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Portami il girasole (E. Montale)

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la venture delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

Meriggiare pallido e assorto (E. Montale)

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Non chiederci la parola (E. Montale)

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

I limoni (E. Montale)

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
la pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra li alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.