Citazioni da Buddha
- Questa, monaci, è la nobile verità del dolore. La nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore, l'unione con ciò che odiamo è dolore, la separazione da ciò che amiamo è dolore, non ottenere ciò che desideriamo è dolore, in breve i cinque aggregati dell'attaccamento sono dolore.
Questa, monaci, è la nobile verità sull'origine del dolore. È la sete che porta alla rinascita, vincolata all'avidità e alla brama, e ovunque porta all'attaccamento, vale a dire la sete dei piaceri dei sensi, la sete di esistenza e del divenire, e la sete di non-esistenza.
Questa, monaci, è la nobile verità della cessazione del dolore. È la completa cessazione della sete, l'abbandono, la rinuncia, la liberazione, il distacco.
Questa, monaci, è la nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione del dolore. È il Nobile Ottuplice Sentiero, e cioè: retta visione, retto pensiero, retta parola, retta azione, retto sostentamento, retto sforzo, retta presenza mentale e retta concentrazione. (Samyutta Nikaya 56.11) - Il primo precetto è non uccidere. Tutti gli esseri viventi temono la morte. Se davvero seguiamo la via della comprensione e dell'amore, osserveremo questo precetto. Non dobbiamo salvaguardare soltanto la vita degli uomini, ma quella di tutti gli animali. Osservare questo precetto nutre la compassione e la saggezza.
Il secondo precetto è non rubare. Non abbiamo diritto di impossessarci delle proprietà altrui, né di arricchirci a spese dell'altrui fatica. Ma dobbiamo cercare il modo per aiutare gli altri a mantenersi da sé.
Il terzo precetto è la retta condotta sessuale. Non violate i diritti altrui e gli impegni presi. Siate fedeli al coniuge.
Il quarto precetto è l'astensione dalla menzogna. Non proferite parole che distorcano la verità e siano causa di discordia o lite. Non diffondete notizie di cui non conoscete la veridicità.
Il quinto precetto è l'astensione dall'uso di alcol e altri stimolanti. [23] - Il primo precetto è non uccidere. Osservare questo precetto alimenta la compassione. Tutti gli esseri viventi temono la morte e, come ciascuno ha a cuore la propria vita, abbia a cuore la vita di tutti gli esseri. Non basta astenersi dal togliere la vita agli esseri umani, dobbiamo sforzarci di non uccidere nessun essere vivente. Dobbiamo vivere in armonia con gli uomini, con gli animali e le piante. Nutrendo un cuore amorevole, leniremo la sofferenza e daremo felicità alla vita. [...]
Il secondo precetto è non rubare. Nessuno ha il diritto di impadronirsi dei beni che un altro ha guadagnato con il proprio lavoro. Tentare di impadronirsi delle proprietà altrui è una violazione di questo precetto. Non ingannate, e non usate il vostro potere e la vostra influenza per usurpare i beni altrui. Anche approfittare del sudore e della fatica altrui è una violazione del precetto. [...]
Il terzo precetto è l'astensione da una scorretta condotta sessuale. I rapporti siano limitati al coniuge. L'osservanza di questo precetto apporta fiducia e felicità tra i membri della famiglia ed evita di provocare sofferenze inutili. [...]
Il quarto precetto è non mentire. Non pronunciate parole che creino odio e divisione. Le vostre parole siano sempre secondo verità. Sì significhi sì, e no significhi no. Le parole possono suscitare fiducia e felicità ma anche incomprensione e odio, possono indurre a uccidere e a muovere guerra. Ponete estrema attenzione nell'uso delle parole.
Il quinto precetto è non bere alcolici e astenersi dall'uso di intossicanti. Alcol e intossicanti derubano la mente della sua chiarezza. Una persona intossicata può causare indicibili sofferenze a se stessa, alla sua famiglia e agli altri. Osservare questo precetto equivale a mantenere la salute del corpo e della mente. Mantenetelo in ogni momento. [30] - La verità è verità, che sia creduta o no. Anche se milioni credono a una menzogna, questa resta una menzogna. Bisogna avere grande coraggio per vivere in accordo con la verità.
- Le nascite e le morti non sono che apparenze, e non la realtà, così come milioni di onde si alzano senza posa dalla superficie dell'oceano e vi sprofondano, mentre l'oceano è al di là di nascita e morte. Se le onde potessero comprendere di essere anch'esse acqua, trascenderebbero la vita e la morte e raggiungerebbero la pace interiore, superando tutte le paure.
- Il corpo e la mente costituiscono un'unità inseparabile. La pace e il benessere del corpo sono intimamente connessi con la pace e il benessere della mente. Maltrattare il corpo significa maltrattare la mente.
Citazioni da Laozi
- Il Dao di cui si può parlare non è l'eterno Dao.
I nomi che si possono nominare non sono nomi eterni. [1] - Trenta raggi convergono in un mozzo:
grazie al suo vuoto abbiamo l'utilità del carro.
Modelliamo l'argilla per fare un vaso:
grazie al suo vuoto abbiamo l'utilità del vaso.
Ritagliamo porte e finestre per fare una casa:
grazie al loro vuoto abbiamo l'utilità della casa.
Perciò, se l'uso dell'essere è benefico,
l'uso del non-essere è ciò che ne crea l'utilità [11]. - Quando la fiducia è insufficiente,
la fiducia viene a mancare. [17] e [23] - Coloro che sanno non parlano,
coloro che parlano non sanno. [56] - Governare un grande paese
è come friggere un pesciolino. [60] - Agisci senza agire,
occupati di non faccende,
assapora l'insapore,
ingrandisci il piccolo,
aumenta il poco,
ripaga l'odio con la benevolenza,
pianifica il difficile mentre è facile,
affronta il grande mentre è piccolo.
Nel mondo le cose difficili cominciano necessariamente come facili,
le cose grandi cominciano necessariamente come piccole.
Il saggio fino alla fine non si occupa del grande, perciò può realizzare il grande.
Le promesse fatte con leggerezza necessariamente sono poco affidabili,
troppa facilità necessariamente comporta grandi difficoltà.
Il saggio considera tutto difficile,
perciò fino alla fine non incontra difficoltà. [63] - Occupati delle cose mentre non sono ancora presenti,
ordina le cose mentre non sono ancora in disordine.
Un albero che puoi appena abbracciare nasce da un germoglio sottile come un capello.
Una torre di nove piani comincia con un mucchietto di terra.
Un viaggio di mille miglia comincia con il terreno sotto i tuoi piedi.
Chi agisce rovina le cose, chi le afferra le perde.
Per questo il saggio non agisce, così non rovina,
non afferra, così non perde. [64] - Le mie parole sono molto facili da capire
e molto facili da mettere in pratica.
Ma nel mondo nessuno è capace di capirle
e nessuno è capace di metterle in pratica.
Le mie parole hanno antenati,
le mie azioni hanno maestri.
Ma la gente non capisce questo,
perciò non mi capisce.
Coloro che mi capiscono sono rari,
coloro che mi capiscono sono preziosi.
Il saggio indossa abiti rozzi,
ma porta in seno una gemma preziosa. [70] - Sapere di non sapere è la conoscenza suprema.
Non sapere credendo di sapere è la malattia.
Riconoscere la malattia come malattia,
questo è non essere malato.
Il saggio riconosce la malattia come malattia,
per questo non è malato. [71] - Le parole veritiere non sono belle,
le belle parole non sono veritiere.
I buoni non sono eloquenti,
gli eloquenti non sono buoni.
Coloro che sanno non sono eruditi,
coloro che sono eruditi non sanno. [81]
Citazioni da Epicuro
Dalle Massime Capitali:
I. L'Essere beato e indistruttibile, non ha egli, né reca ad altri, affanni; non l'occupa dunque ira, né benevolenza, perché tali turbamenti son solo nel debole.
II. Nulla è per noi la morte: infatti ciò che è disciolto è insensibile, e l'insensibile è nulla per noi.
III. Estremo limite, in grandezza, dei piaceri è detrazione di tutto il dolore. E ovunque è piacere, e finché perdura, non v'è dolore dell'animo o del corpo o d'entrambi.
VI. Per ottener sicurezza dai nostri simili, deve considerarsi un bene secondo natura tutto ciò donde ci si possa procurare questa sicurtà.
VII. Vollero alcuni divenir famosi e cospicui, credendo così procurarsi sicurtà dagli uomini; se dunque la loro vita è secura, ottennero il bene naturale; se non è secura, non hanno quello che, inizialmente, secondo natura bramarono.
VIII. Nessun piacere è male per sé: ma i mezzi onde otteniamo certi piaceri recano molti più turbamenti che gioie.
X. Non avremmo nulla di che riprendere i dissoluti, se ciò che è cagione dei loro godimenti li liberasse dai timori spirituali sulle cose dei cieli, sulla morte e sui dolori, ed anche apprendesse loro qual è il limite dei desideri e dei dolori: colmi sarebbero infatti d'ogni godere, e non avrebbero causa alcuna di soffrire nell'anima e nel corpo, ciò che appunto è il male.
XV. Ricchezza naturale ha limite certo e possesso agevole; quella che è ambita dalle vane opinioni non conosce limite né misura.
XVII. Il giusto è tranquillissimo, colmo d'inquietudine l'ingiusto.
XXII. Deve considerarsi sempre il fine reale ed ogni evidenza effettiva, a cui riferiamo le nostre opinioni; altramente tutto sarà colmo di dubbio e d'inquietudine.
XXIII. Ove tu ti opponga a tutte le sensazioni, non avrai neppur più alcun criterio a cui riferirti, per giudicare quelle che tu dichiari fallaci.
XXVI. Dei desideri, quelli che non importano sofferenza corporea se non siano compiutamente saziati, non sono necessari, ma è facile dissiparne lo stimolo quando si vegga difficile o affannoso appagarli.
XXVII. Di tutti i beni che la saggezza ci porge per la felicità di tutta la vita, sommo sopra ogni altro è l'acquisto dell'amicizia.
XXVIII. La medesima persuasione che ci assicura non esservi alcun male eterno e neppur lungamente durevole, ci fa massimamente persuasi della salda sicurtà dell'amicizia in mezzo ai mali limitati della vita.
XXIX. Dei desideri, alcuni sono naturali e necessari, altri naturali ma non necessari, altri invece non sono né naturali né necessari, ma nascono da vana opinione.
XXX. Da vana opinione si generano quei desideri - naturali, sì, ma che non importano dolore corporeo se non saziati - in cui è intensa passione; e la difficoltà di dissiparli non viene dunque da lor natura, ma dalle stolte credenze umane.
XXXI. Il diritto di natura è il simbolo dell'utilità reciproca rispetto a non recar danno né riceverne.
XXXIII. La giustizia non è qualcosa che esista per sé, ma solo nei commerci reciproci, e in quei tempi e luoghi dove sia patto alcuno di non recare o ricevere danno.
XXXIX. Chi nel miglior modo possibile seppe affrontare l'inquietudine che può derivare da causa esterna, questi si rende affini tutti quegli esseri che è possibile rendersi affini, e quelli che non è possibile li ritiene tuttavia non assolutamente da sé alieni. Con tutti quelli poi per cui neppur questa attitudine gli fu possibile, evita d'entrare in rapporto e, per quanto è utile, li tiene da sé lontani.
Dalle Sentenze Vaticane
IX. Brutta cosa necessità, ma vivere sotto l'imperio della necessità non è necessario.
XI. Nella maggior parte degli uomini quiete è accidia, attività insania.
XIV. Una sol volta si nasce, né più si rivivrà, e dovremo non esser più in eterno; tu però, non signore del tuo dimani, procrastini il godere: così la vita nell'indugio vanamente si strugge, ed ognuno di noi senza concedersi mai requie si muore.
XVI. Nessuno che scorga un male lo presceglie, ma adescatone, come se fosse bene rispetto a maggior male, ne è preso.
XVIII. Togli la vista, il conversare, il contatto assiduo, e svanisce la passione d'amore.
XXV. Povertà commisurata al fine naturale, è ricchezza grande: ricchezza ove non sia misura, è gran povertà.
XXVI. Sappi che a lungo e breve discorso è proposta una sola meta.
XXVIII. Verso l'amicizia non si pregino né i faciloni né i restii, poiché per l'amicizia devesi pur affrontare il bel pericolo.
XXXIV. Non tanto ci occorre aiuto dagli amici, quanto confidare del loro aiuto.
XXXV. Non corrompere il bene presente col desiderio di quello che ti manca, ma considera che anche questo che ora possiedi era nei tuoi voti.
XXXVII. Debole è la natura verso il male, non verso il bene: perché dai piaceri ha salute, dai dolori ruina.
XL. Chi dice che tutto avviene secondo necessità, nulla ha da riprendere a chi nega che tutto avvenga secondo necessità; perché anche questo afferma che avviene secondo necessità.
XLVIII. Sforzarci di render l'ultimo cammino migliore del precedente, finché la via avanza: giunti al termine, con misura allietarci.
LI. Apprendo che, per lo stimolo carnale, sei troppo proclive ai piaceri di Venere. Ebbene, se non violi le leggi ed i buoni costumi, e non offendi il tuo prossimo, e non emaci la carne, e non profondi le sostanze, datti, a tuo arbitrio, al tuo talento. Bada però che non è possibile non esser ridotto in alcuna di queste necessità; perché piacere di Venere non giova mai: è pur molto se non nuoce.
LII. L'amicizia tutta intorno trascorre la terra, lanciando a noi tutti l'appelo di destarci all'encomio della felicità.
LIII. Niuno s'invidii: i buoni ne sono indegni, i malvagi, quanto più sono avventurati, tanto più da sé medesimi si danneggiano.
LIV. Non per finta filosofare, ma filosofar davvero è necessario: perché non di sembrar sani, ma di vera salute abbiamo bisogno.
LV. Medica le sventure con riconoscente memoria del bene perduto, e considerando che non si può fare che non sia ciò che avvenne.
LXIII. Anche frugalità ha limite, e chi non vi bada non molto differisce da chi trabocca per dismisura.
LXIV. Spontaneo deve seguirne l'encomio dagli altri; ma noi occuparci della sanità del nostro spirito.
LXV. Folle è supplicare dagli dèi quello che alcuno a se medesimo basti a procurare.
LXVIII. Nulla basta a cui poco è il bastevole.
LXX. Nulla da te si compia nella tua vita che ti rechi timore se conosciuto dai vicini.
LXXI. Usa verso ogni desiderio questa interrogazione: che mi avverrà se si compia ciò che vuole il mio desiderio? e che cosa se non si compia?
LXXIII. Anche l'esserci accaduti certi dolori corporei, giova a guardarci dai congeneri.
LXXIV. In discussione fra chi ami il ragionare, più ricava chi soccombe, per quanto ne impara.
LXXVIII. Animo nobile massimamente si concede a saggezza ed amicizia: bene mortale l'una, l'altra immortale.
LXXIX, Chi è sereno, non turba se medesimo né gli altri.
Frammenti
13. S'onori il bello e le virtù, ed ogni altra cosa simile, se recano piacere, se no, salutameli tanto.
Da Frammenti di Lettere
Ad Anassarco
23. Io invece invito ad assidui piaceri e non a vacue e stolte virtù ch'abbiano inquiete speranze di buoni frutti.
47. Se vivi secondo natura non sarai mai povero, se secondo le opinioni vogari non sarai ricco mai.
49. Se ti trovi in angustie, t'accade perché oblioso della natura: infatti tu stesso a te medesimo imponi infiniti timori e desideri.
59. Alla preghiera di un nemico non rifiutarti, ma sta in guardia, perché è come un cane.
Altri Frammenti
68. Principio e radice d'ogni bene è il piacere del ventre. Ed anche ogni cosa saggia e squisita ad esso ha riferimento.
79. Cui poco non basta, nulla basta.
80. Cui non sembra vastissimo il suo possesso, anche signore di tutto il mondo è ancor misero.
81. Onesta cosa è lieta povertà.
82. Frugalità è massima ricchezza.
83. Timore di vita frugale induce molti a vita piena di timore.
87. L'infelicità è timore o desiderio intemperante e stolto: ponvi freno ed avrai beata saggezza.
89. Anima pusilla ad un giorno sereno s'esalta, nelle sventure si fiacca.
90. C'insegna la Natura a far minor conto di ciò che viene da fortuna, e buona ventura a riconoscere disavventura, e nelle disgrazie dar poco pregio alle fortune, e senza turbarci accogliere i beni della sorte, movendo con franco ardire contro quelli che stimansi i suoi mali. Perché effimero è ogni bene o male volgare, e saggezza e fortuna non hanno mai nulla in comune.
91. Chi meno desidera il domani, al domani s'avvia con più gioia.
92. Vita stolta è ingrata e trepida: tutta si protende all'avvenire.
93. Molesta cosa è sempre ricominciar la vita.
94. Fra gli altri, anche questo male ha la stoltezza: sempre ricomincia a vivere.
98. Sputacchio il bello e coloro che vanamente lo ammirano, quando non dia alcun piacere.
99. Massimo frutto di giustizia, serenità di spirito.
100. Inizio di salvezza è la conoscenza dell'errore.
103. Chi incute timore non può non temere.
104. Guardati d'attorno per vedere con chi possa mangiare e bere, prima che per vedere ciò che tu possa bere e mangiare: poiché mensa senza amico è vita da leone e da lupo.
108. Nulla è più fecondo di serenità spirituale, come il non darci molto d'attorno, non sobbarcarci ad imprese ardue e fastidiose e non sforzarci oltre il nostro potrere; poiché queste cose tutte producono turbamenti alla natura umana.
109. L'essenziale per la felicità è la nostra condizione intima di cui siamo padroni noi. Grave cosa è la milizia e soggetta al comando altrui: vita di oratore è piena di inquietudine e trepidazione se ci riesca di persuader la turba. Perché dunque ambiremo ansiosamente ciò che è in arbitrio altrui?
111. Non la Natura, unica per tutti gli esseri, fece gli uomini nobili od ignobili, ma le azioni loro e le disposizioni spirituali.
I. L'Essere beato e indistruttibile, non ha egli, né reca ad altri, affanni; non l'occupa dunque ira, né benevolenza, perché tali turbamenti son solo nel debole.
II. Nulla è per noi la morte: infatti ciò che è disciolto è insensibile, e l'insensibile è nulla per noi.
III. Estremo limite, in grandezza, dei piaceri è detrazione di tutto il dolore. E ovunque è piacere, e finché perdura, non v'è dolore dell'animo o del corpo o d'entrambi.
VI. Per ottener sicurezza dai nostri simili, deve considerarsi un bene secondo natura tutto ciò donde ci si possa procurare questa sicurtà.
VII. Vollero alcuni divenir famosi e cospicui, credendo così procurarsi sicurtà dagli uomini; se dunque la loro vita è secura, ottennero il bene naturale; se non è secura, non hanno quello che, inizialmente, secondo natura bramarono.
VIII. Nessun piacere è male per sé: ma i mezzi onde otteniamo certi piaceri recano molti più turbamenti che gioie.
X. Non avremmo nulla di che riprendere i dissoluti, se ciò che è cagione dei loro godimenti li liberasse dai timori spirituali sulle cose dei cieli, sulla morte e sui dolori, ed anche apprendesse loro qual è il limite dei desideri e dei dolori: colmi sarebbero infatti d'ogni godere, e non avrebbero causa alcuna di soffrire nell'anima e nel corpo, ciò che appunto è il male.
XV. Ricchezza naturale ha limite certo e possesso agevole; quella che è ambita dalle vane opinioni non conosce limite né misura.
XVII. Il giusto è tranquillissimo, colmo d'inquietudine l'ingiusto.
XXII. Deve considerarsi sempre il fine reale ed ogni evidenza effettiva, a cui riferiamo le nostre opinioni; altramente tutto sarà colmo di dubbio e d'inquietudine.
XXIII. Ove tu ti opponga a tutte le sensazioni, non avrai neppur più alcun criterio a cui riferirti, per giudicare quelle che tu dichiari fallaci.
XXVI. Dei desideri, quelli che non importano sofferenza corporea se non siano compiutamente saziati, non sono necessari, ma è facile dissiparne lo stimolo quando si vegga difficile o affannoso appagarli.
XXVII. Di tutti i beni che la saggezza ci porge per la felicità di tutta la vita, sommo sopra ogni altro è l'acquisto dell'amicizia.
XXVIII. La medesima persuasione che ci assicura non esservi alcun male eterno e neppur lungamente durevole, ci fa massimamente persuasi della salda sicurtà dell'amicizia in mezzo ai mali limitati della vita.
XXIX. Dei desideri, alcuni sono naturali e necessari, altri naturali ma non necessari, altri invece non sono né naturali né necessari, ma nascono da vana opinione.
XXX. Da vana opinione si generano quei desideri - naturali, sì, ma che non importano dolore corporeo se non saziati - in cui è intensa passione; e la difficoltà di dissiparli non viene dunque da lor natura, ma dalle stolte credenze umane.
XXXI. Il diritto di natura è il simbolo dell'utilità reciproca rispetto a non recar danno né riceverne.
XXXIII. La giustizia non è qualcosa che esista per sé, ma solo nei commerci reciproci, e in quei tempi e luoghi dove sia patto alcuno di non recare o ricevere danno.
XXXIX. Chi nel miglior modo possibile seppe affrontare l'inquietudine che può derivare da causa esterna, questi si rende affini tutti quegli esseri che è possibile rendersi affini, e quelli che non è possibile li ritiene tuttavia non assolutamente da sé alieni. Con tutti quelli poi per cui neppur questa attitudine gli fu possibile, evita d'entrare in rapporto e, per quanto è utile, li tiene da sé lontani.
Dalle Sentenze Vaticane
IX. Brutta cosa necessità, ma vivere sotto l'imperio della necessità non è necessario.
XI. Nella maggior parte degli uomini quiete è accidia, attività insania.
XIV. Una sol volta si nasce, né più si rivivrà, e dovremo non esser più in eterno; tu però, non signore del tuo dimani, procrastini il godere: così la vita nell'indugio vanamente si strugge, ed ognuno di noi senza concedersi mai requie si muore.
XVI. Nessuno che scorga un male lo presceglie, ma adescatone, come se fosse bene rispetto a maggior male, ne è preso.
XVIII. Togli la vista, il conversare, il contatto assiduo, e svanisce la passione d'amore.
XXV. Povertà commisurata al fine naturale, è ricchezza grande: ricchezza ove non sia misura, è gran povertà.
XXVI. Sappi che a lungo e breve discorso è proposta una sola meta.
XXVIII. Verso l'amicizia non si pregino né i faciloni né i restii, poiché per l'amicizia devesi pur affrontare il bel pericolo.
XXXIV. Non tanto ci occorre aiuto dagli amici, quanto confidare del loro aiuto.
XXXV. Non corrompere il bene presente col desiderio di quello che ti manca, ma considera che anche questo che ora possiedi era nei tuoi voti.
XXXVII. Debole è la natura verso il male, non verso il bene: perché dai piaceri ha salute, dai dolori ruina.
XL. Chi dice che tutto avviene secondo necessità, nulla ha da riprendere a chi nega che tutto avvenga secondo necessità; perché anche questo afferma che avviene secondo necessità.
XLVIII. Sforzarci di render l'ultimo cammino migliore del precedente, finché la via avanza: giunti al termine, con misura allietarci.
LI. Apprendo che, per lo stimolo carnale, sei troppo proclive ai piaceri di Venere. Ebbene, se non violi le leggi ed i buoni costumi, e non offendi il tuo prossimo, e non emaci la carne, e non profondi le sostanze, datti, a tuo arbitrio, al tuo talento. Bada però che non è possibile non esser ridotto in alcuna di queste necessità; perché piacere di Venere non giova mai: è pur molto se non nuoce.
LII. L'amicizia tutta intorno trascorre la terra, lanciando a noi tutti l'appelo di destarci all'encomio della felicità.
LIII. Niuno s'invidii: i buoni ne sono indegni, i malvagi, quanto più sono avventurati, tanto più da sé medesimi si danneggiano.
LIV. Non per finta filosofare, ma filosofar davvero è necessario: perché non di sembrar sani, ma di vera salute abbiamo bisogno.
LV. Medica le sventure con riconoscente memoria del bene perduto, e considerando che non si può fare che non sia ciò che avvenne.
LXIII. Anche frugalità ha limite, e chi non vi bada non molto differisce da chi trabocca per dismisura.
LXIV. Spontaneo deve seguirne l'encomio dagli altri; ma noi occuparci della sanità del nostro spirito.
LXV. Folle è supplicare dagli dèi quello che alcuno a se medesimo basti a procurare.
LXVIII. Nulla basta a cui poco è il bastevole.
LXX. Nulla da te si compia nella tua vita che ti rechi timore se conosciuto dai vicini.
LXXI. Usa verso ogni desiderio questa interrogazione: che mi avverrà se si compia ciò che vuole il mio desiderio? e che cosa se non si compia?
LXXIII. Anche l'esserci accaduti certi dolori corporei, giova a guardarci dai congeneri.
LXXIV. In discussione fra chi ami il ragionare, più ricava chi soccombe, per quanto ne impara.
LXXVIII. Animo nobile massimamente si concede a saggezza ed amicizia: bene mortale l'una, l'altra immortale.
LXXIX, Chi è sereno, non turba se medesimo né gli altri.
Frammenti
13. S'onori il bello e le virtù, ed ogni altra cosa simile, se recano piacere, se no, salutameli tanto.
Da Frammenti di Lettere
Ad Anassarco
23. Io invece invito ad assidui piaceri e non a vacue e stolte virtù ch'abbiano inquiete speranze di buoni frutti.
47. Se vivi secondo natura non sarai mai povero, se secondo le opinioni vogari non sarai ricco mai.
49. Se ti trovi in angustie, t'accade perché oblioso della natura: infatti tu stesso a te medesimo imponi infiniti timori e desideri.
59. Alla preghiera di un nemico non rifiutarti, ma sta in guardia, perché è come un cane.
Altri Frammenti
68. Principio e radice d'ogni bene è il piacere del ventre. Ed anche ogni cosa saggia e squisita ad esso ha riferimento.
79. Cui poco non basta, nulla basta.
80. Cui non sembra vastissimo il suo possesso, anche signore di tutto il mondo è ancor misero.
81. Onesta cosa è lieta povertà.
82. Frugalità è massima ricchezza.
83. Timore di vita frugale induce molti a vita piena di timore.
87. L'infelicità è timore o desiderio intemperante e stolto: ponvi freno ed avrai beata saggezza.
89. Anima pusilla ad un giorno sereno s'esalta, nelle sventure si fiacca.
90. C'insegna la Natura a far minor conto di ciò che viene da fortuna, e buona ventura a riconoscere disavventura, e nelle disgrazie dar poco pregio alle fortune, e senza turbarci accogliere i beni della sorte, movendo con franco ardire contro quelli che stimansi i suoi mali. Perché effimero è ogni bene o male volgare, e saggezza e fortuna non hanno mai nulla in comune.
91. Chi meno desidera il domani, al domani s'avvia con più gioia.
92. Vita stolta è ingrata e trepida: tutta si protende all'avvenire.
93. Molesta cosa è sempre ricominciar la vita.
94. Fra gli altri, anche questo male ha la stoltezza: sempre ricomincia a vivere.
98. Sputacchio il bello e coloro che vanamente lo ammirano, quando non dia alcun piacere.
99. Massimo frutto di giustizia, serenità di spirito.
100. Inizio di salvezza è la conoscenza dell'errore.
103. Chi incute timore non può non temere.
104. Guardati d'attorno per vedere con chi possa mangiare e bere, prima che per vedere ciò che tu possa bere e mangiare: poiché mensa senza amico è vita da leone e da lupo.
108. Nulla è più fecondo di serenità spirituale, come il non darci molto d'attorno, non sobbarcarci ad imprese ardue e fastidiose e non sforzarci oltre il nostro potrere; poiché queste cose tutte producono turbamenti alla natura umana.
109. L'essenziale per la felicità è la nostra condizione intima di cui siamo padroni noi. Grave cosa è la milizia e soggetta al comando altrui: vita di oratore è piena di inquietudine e trepidazione se ci riesca di persuader la turba. Perché dunque ambiremo ansiosamente ciò che è in arbitrio altrui?
111. Non la Natura, unica per tutti gli esseri, fece gli uomini nobili od ignobili, ma le azioni loro e le disposizioni spirituali.